Ai profughi dell’Ucraina: la Lombardia sarà, finché vorrete, la vostra comunità

Tra i rifugiati rimasti in fila in auto verso Przemyśl, appena oltre il confine polacco, c’era Irina Lopuga. Lei e il marito hanno avuto tempo per parlare: non più dei loro sogni, ma di sopravvivenza. “Abbiamo parlato di come il mondo si sia capovolto”.

Partendo da questo racconto, in occasione della festa dell’Europa celebrata il 9 maggio, Aiccre Lombardia vuole esprimere la sua vicinanza al popolo ucraino.

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina riportando dopo 77 anni la guerra nel Vecchio Continente e determinando la maggiore crisi di accoglienza rifugiati dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

I leader dell’UE hanno esortato la Russia a cessare immediatamente le azioni militari e a rispettare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina elogiando il popolo ucraino per il coraggio dimostrato nella difesa del proprio paese.

<<A volte nelle guerre c’è una battaglia più sanguinosa delle altre, un massacro più crudele o più massiccio dei precedenti, che sconvolge l’opinione pubblica. Succede che questo evento, per il peso simbolico del suo orrore, costituisca una svolta nel conflitto>>, scrive il quotidiano Le Monde.

Quello che colpisce sono le violenze sui civili che stanno mettendo a repentaglio la vita di 7,5 milioni di bambini. I dati Unicef parlano di più di 11,6 milioni di persone in fuga, in maggioranza madri e bambini. La chiusura delle scuole in tutta la nazione sta inoltre avendo un impatto sull’apprendimento e sul futuro dei più giovani.

<<Ogni guerra porta con sé devastazione e dolore, cambiamenti irreversibili – hanno detto il Presidente di Aiccre Lombardia Milena Bertani e il Segretario Generale di Aiccre Lombardia e Vice  Presidente del Consiglio regionale Carlo Borghettie questa non fa eccezione. I bambini non dovrebbero mai essere vittime del conflitto e andrebbero protetti ovunque, in conformità con il diritto internazionale. Salvare i propri figli è diventata la priorità. Molti bambini sono stati mandati via dai propri familiari costretti a rimanere a combattere in Ucraina: camminano nella neve per ore, ma non si fermano. Dall’Ucraina ci vogliono almeno 15 ore per attraversare il confine a nord della Romania. E ci sono posti di confine con la Polonia dove si arriva a 24 ore di attesa per i controlli. Il flusso è continuo, di giorno e di notte>>.

Sono sempre di più i bambini costretti a fuggire e la lontananza dai familiari possono causare stress psicologici dovuti all’insicurezza e alla paura per la sorte degli affetti più cari.

Il trauma, la vergogna e le difficoltà linguistiche possono ritardare la denuncia di episodi di violenza di ogni tipo.

Molte le storie raccontate sui giornali e dai media: quella di Alexandra e della sorellina Esyea, in lacrime su un autobus pronte a lasciare Odessa mentre la madre le saluta dal finestrino, quella di Sophia, nascosta in una cantina per una settimana, o ancora quella del bambino di Zaporizhzhia partito con uno zaino in spalla, il passaporto, un numero di telefono scritto sulla mano e un biglietto della mamma che ringraziava chiunque lo avesse aiutato. Ha viaggiato da solo in treno verso alcuni parenti di Bratislava: appena arrivato i funzionari, grazie al numero scritto sulla mano, sono riusciti a riunire la famiglia.

Anche le donne affrontano rischi: la loro fragilità attira l’interesse di criminali che cercano di agganciarle in ogni modo, offrendo alloggio, trasporto e un lavoro verso i paesi europei. Actionaid racconta di una donna che ha lasciato la città natale con un ragazzo conosciuto online che le aveva detto di essere italiano. Di fronte alla possibilità di salvarsi ha accettato. Una volta in viaggio, lui le ha chiesto soldi per la benzina, per la manutenzione della macchina e per altro ancora, lasciandola senza nulla, salvo poi sparire. Rimasta sola, lei meditava al ritorno in Ucraina quando fortunatamente ha incontrato dei volontari che l’hanno portata in un rifugio protetto.

Aiccre Lombardia ricorda le terribili conseguenze che può avere una guerra sostenendo il popolo ucraino che in questo momento delicato ha bisogno di conoscere i propri diritti e capire come inserirsi nei nuovi contesti.

<<In Italia è la Lombardia il principale approdo dei profughi – conclude Bertani – almeno il 30% è arrivato a Milano e Brescia, le roccaforti della comunità ucraina. Solo a Milano centro sono arrivati circa 11.500 profughi. Ogni sindaco si è prodigato ad accogliere queste persone: facciamo nostre le parole di Antonio Rusconi, primo cittadino di Valmadrera: “la Lombardia sarà, finché vorrete, la vostra comunità>>.