Andrew Spannaus: l’amministrazione Biden, quali rapporti con l’Europa e quale politica estera

Il mondo sta vivendo un periodo di grande cambiamento. A parlarne durante l’assemblea congressuale ordinaria di AICCRE Lombardia è Andrew Spannaus, giornalista e analista politico americano, noto per aver anticipato la rivolta populista negli Stati Uniti e in Europa con i suoi libri Perché vince Trump (2016), La rivolta degli elettori (2017) e l’America post-globale (2020).

Fondatore della newsletter Transatlantico.info, Spannaus è stato consigliere delegato dell’Associazione Stampa Estera di Milano dal 2018 al 2020 ed è docente nel Master in Economia e Politiche Internazionali all’ ASERI, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Lo choc da Coronavirus sta accelerando la fine della globalizzazione, che ha anteposto i parametri monetari e la speculazione al benessere e all’economia reale.

<< La politica economica americana sta andando verso una nuova direzione – ha spiegato Spannaus – La presidenza di Donald Trump è finita ma non bisogna pensare a questo come alla fine del populismo. Con Trump abbiamo assistito a guerre commerciali e protezionismo, politiche prima fortemente criticate dagli esperti e poi abbracciate da molti. Trump ha cambiato la prospettiva degli Stati Uniti con la volontà di difendere e promuovere l’economia cercando di mantenere le attività produttive nel mondo occidentale. Questo lavoro è portato avanti da Biden>>. 

Gli Stati Uniti vanno verso una nuova direzione, molto diversa rispetto agli ultimi 40 anni, che prevede un ruolo più attivo da parte dello stato con interventi come il Buy American, un ordine esecutivo per massimizzare l’uso di beni, prodotti e materiali di fabbricazione americana.

<<Biden ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti da quasi 2000 miliardi di dollari per il salvataggio dell’economia americana – ha continuato Spannaus – Questo intervento ha degli aspetti strutturali di Welfare, una novità per gli Stati Uniti, che potrebbe abbassare il numero di bambini che vivono in povertà e fare aumentare del 20% il reddito della parte economicamente più debole della società americana>>. 

Tutto questo si lega molto allo scenario internazionale di competizione strategica con la Cina.

<<Decenni di politica di globalizzazione hanno indebolito l’occidente  – ha aggiunto Spannaus –  La Cina ha formato la sua economia, togliendo milioni di persone dalla povertà crescendo così di peso strategico.  Questo viene visto come una minaccia da parte del mondo occidentale, quindi ora è certo che bisogna ricostruire>>.

La nuova politica industriale dell’occidente verterà su settori quali le telecomunicazioni, la sanità e la difesa con l’obiettivo di creare un’alternativa credibile alla Cina.

<<La Cina è il competitore strategico dell’Unione Europea – ha detto Spannaus – La Merkel nei suoi ultimi mesi di presidenza ha firmato un nuovo accordo commerciale con la Cina senza compromettere gli interessi economici europei>>.

Spannaus, infine, ha analizzato la situazione In Italia.

<<Il Recovery Fund dispone di poche risorse che, a maggior ragione, dovranno essere spese in modo efficace e mirato. Nell’ultimo anno l’Italia ha approvato spese per 130 miliardi di euro. Il fondo prevede risorse per 209 miliardi di euro distribuiti in sei anni>>.

Uno strumento politico ed uno stimolo economico che, secondo l’analista, arriva molto in ritardo rispetto alle esigenze.

A cura di Eleonora Cusano